Sole d’autunno. Il capolavoro ritrovato
progetto espositivo a cura di Niccolò D’Agati
In occasione dell’acquisizione dell’opera Sole d’autunno, la Galleria Civica Giovanni Segantini e il Comune di Arco presentano al pubblico il capolavoro segantiniano nella cornice di un nuovo allestimento che ne valorizzi la centralità nel percorso della ricerca pittorica dell' artista arcense e il ruolo fondamentale di passaggio nell’evoluzione della sperimentazione segantiniana tra gli anni briantei e l’aprirsi della fase più intensa della sua attività dopo il trasferimento nei Grigioni, quando un rinnovato senso del colore e della luce si impone quale nucleo fondante di una nuova concezione estetica.
Esposto per l’ultima volta nel 1954, Sole d’autunno, rappresenta uno degli esiti più sperimentali della pittura segantiniana all’avvio della sua permanenza nel cantone dei Grigioni presso Savognin. Da leggere in continuità con i risultati raggiunti nell’opera estrema della Brianza, Alla Stanga (1885-1886, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna), la tela viene elaborata dal pittore nel momento in cui – complice la riflessione stimolata da Vittore Grubicy – sperimenta nell’Ave Maria a trasbordo una prima istintuale e non sistematica applicazione della stesura divisionista.
Segantini stesso, ripercorrendo nel 1898 le tappe della propria ricerca in una lettera al critico e suo estimatore Tumiati, poneva il dipinto quale primo momento del percorso che definiva la sua nuova maniera: «Con questo intermezzo iniziai il secondo periodo passando nelle Alpi dei Grigioni a Savognin. (B. Segantini, Scritti e lettere di G. Segantini, Bocca, Torino 1910, p. 104).
In questa cornice, nell’occasione del centoventicinquesimo dell’anniversario della scomparsa di Segantini, la Galleria intende dedicare un focus centrato sull’ininterrotto legame che la città di Arco da sempre mantenne vivo con la memoria del pittore, a partire dalla commissione del monumento a Leonardo Bistolfi, e che si rinnova, oggi, con l’acquisto di un’opera finalmente restituita alla collettività e visibile dopo settant’anni dall’ultima esposizione.
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